Come per i fratelli Adolfo e Carlo la sua prima formazione risale all'esperienza presso la "Casa Artistica", mobilificio e laboratorio di arti applicate creato dal padre Mariano. Architetto di gusto enciclopedico, Gino Coppedè ha amato caratterizzare le sue architetture dei più svariati motivi decorativi, prendendo a prestito simboli e linguaggi fantastici, derivati soprattutto dal medioevo, mescolati a elementi classicheggianti. Tra le sue creazioni più eclettiche si ricorda il quartiere Doria a Roma (1908-1926), meglio noto appunto come "quartiere Coppedè": 16 edifici realizzati per conto della Società anonima cooperativa "Edilizia Moderna" organizzati in un isolato di carattere assolutamente originale, dove spiccano i singoli elementi architettonici come la Fontana delle Rane in piazza Mincio (1924) e l'uso decorativo e diffuso del ferro. Sue creazioni sono anche l'edificio in via Veneto che ha ospitato la Banca Nazionale del Lavoro (1927)e il castello dell'assicuratore scozzese Ewan Mckenzie realizzato a Genova tra il 1897 e il 1902 e decorato dal fratello Carlo. Con Carlo e con l'altro fratello architetto Adolfo lavorò all'abbellimento di camere e saloni di prima classe delle navi del Lloyd Sabaudo e della Società Cosulich, ideando con loro apparati di grande e fastoso effetto.

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