Si laureò in giurisprudenza ma, anziché esercitare la professione di avvocato, per la quale non si sentiva portato, verso i trent'anni si trasferì a Roma. Qui si iscrisse alla famosa “Accademia di Gigi”, a Via Margutta, ed il latente amore per la pittura lo spinse a coltivare quell'ambiente, frequentato dai migliori artisti del momento e ad iniziare con costanza e tenacia lo studio del nudo e la tecnica dell'acquarello. Come altri artisti ebbe il proprio studio al numero 33 di Via Margutta ed esordì esponendo alla Amatori e Cultori di Roma accolto con favore dalla critica e dal pubblico. Strinse poi una profonda amicizia con Vincenzo Cabianca ed ebbe così modo di approfondire e perfezionare lo studio dei colori diluiti con l'acqua, tecnica nella quale il Cabianca eccelleva. Nel 1891 entrò negli Acquarellisti ma alla mostra di quell'anno, pur risultando membro della Commissione di collocamento, non espose opere. Illustrò, assieme ad alti Acquarellisti, quali Pio Joris, Enrico Coleman e Filiberto Pètiti, i Castelli Romani del De Fonseca. Fece parte del gruppo dei “XXV”, limitando, però, lo studio del paesaggio della Campagna alle sole “uscite” domenicali con gli altri componenti del gruppo, riuscendo particolarmente felice nel ritratto, a cui dedicò gran parte della sua produzione pittorica. Partecipò a numerose mostre, oltre che a Roma, a Milano (1906), Torino (Quadriennale del 1902), Venezia, Berlino, Parigi, Londra e New York, sempre con successo e riconoscimenti.
Prof. Renato Mammucari
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