I suoi genitori desideravano farne un buon artigiano e così lo iscrissero alle scuole tecniche, che frequentò con profitto. Interessato alle arti figurative, però, attirò l'attenzione di Ettore Roesler Franz che, accortosi delle ottime capacità del giovane, consigliò alla famiglia di affidarglielo. Fu così che Scalpelli, approfittando dei soggiorni tiburtini del maestro, cominciò ad apprendere con grande umiltà ma con altrettanta costanza le prime nozioni della pittura, “rubando” a poco a poco i segreti del mestiere al grande acquarellista. Il Franz fu prodigo di consigli e di raccomandazioni, così come gli scriveva, tra l'abbondante corrispondenza intercorsa. Già nel 1906, appena diciottenne, aperto lo studio in Via di Porta Pinciana 30, iniziava ad esporre con la Società degli Amatori e Cultori sia a Roma che a Torino. Nel 1907, proprio l'anno in cui gli veniva a mancare il maestro, veniva ammesso negli Acquarellisti esponendo ininterrottamente alle mostre dell'Associazione sino allo sciogliersi di questa. Dal 1910 al 13 si trasferì, anche se saltuariamente, a Parigi dove frequentò l'Academie Carrée dì Rue du Départ assorbendo la lezione degli Impressionisti, senza per questo “tradire” gli insegnamenti di Franz, dal quale comunque, come giustamente annota Carlo Bernoni, già per sua natura si era distaccato per i colori più densi. Il re d'Italia, inaugurando nel 1918 l'esposizione degli Amatori e Cultori, acquistò gli ultimi lavori di Scalpelli, morto eroicamente l'anno prima in guerra.
Prof. Renato Mammucari
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